| Le ho riassunte le parti...
Il dizionario definisce il cordoglio come un’intensa sofferenza emotiva o angoscia causata dall’afflizione o da una perdita; una tristezza acuta; un rimpianto doloroso. Come chirurghi, come scienziati, ci insegnano a imparare e a basarci sui libri, sulle definizioni, su dati certi. Ma nella vita, le definizioni precise raramente sono valide. Nella vita, il cordoglio può assumere delle forme che a malapena somigliano alla tristezza acuta.
Forse il cordoglio è una cosa che ci accomuna, ma si manifesta in modo diverso in ognuno di noi. Non proviamo dolore solo per la morte, anche per la vita, per le perdite, per i cambiamenti. E quando ci chiediamo perché debba essere un tale schifo a volte, perché debba fare così male. Quello che dobbiamo cercare di ricordare è che tutto può cambiare in un attimo. E’ così che rimani vivo. Quando fa così tanto male che non riesci a respirare, è così che sopravvivi. Ricordandosi che un giorno, in un modo o nell’altro, contro ogni previsione, non ti sentirai più così. Non farà più così male. Il cordoglio arriva per tutti, a tempo debito, e in modo diverso. Per cui, il massimo che possiamo fare, il massimo che chiunque può fare, è cercare di essere sinceri. La cosa veramente brutta, la parte peggiore del cordoglio, è che non puoi controllarlo. Il massimo che possiamo fare è permettere a noi stessi di sentirlo, quando arriva. E lasciarcelo alle spalle, quando possibile. La parte di gran lunga peggiore è che nel momento in cui credi di averlo superato, ricomincia tutto da capo. E sempre, tutte le volte, ti toglie il respiro. Ci sono cinque stadi del cordoglio. Sembrano diversi, in ognuno di noi, ma sono sempre cinque. Negazione. Rabbia. Contrattazione. Depressione. Accettazione.
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